AI Festival a Milano: una full immersion nel nuovo mondo dell'Intelligenza Artificiale tra protezione intellettuale e tutela dei diritti umani

Durante l’AI Festival, svoltosi il 14 e il 15 febbraio 2024 al MI.CO di Milano, abbiamo scoperto come l'intelligenza artificiale stia ridefinendo le regole in un ampio spettro di settori: dall’arte digitale alla moda, dall'innovazione nel mondo dei videogiochi alle dinamiche emergenti nelle relazioni tra brand e consumatori. Con grande curiosità siamo andati ad esplorare per voi queste evoluzioni, concentrandosi in particolare sul dibattito acceso in merito alla nuova regolamentazione dei diritti d'autore nell'era dell'espressione generativa e su come l'IA ACT, la prima legge comprensiva sull'IA adottata dall'UE, stia tracciando inesplorate vie per la protezione dei diritti umani. A cura di Ilaria De Togni

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20 February, 2024

Festival Internazionale sull’Intelligenza Artificiale – Milano al centro dell’innovazione mondiale

Milano, il 14 e 15 febbraio 2024, ha brillato come epicentro internazionale nell’arena dell’intelligenza artificiale grazie all’AI Festival tenutosi all’Allianz MiCo. Alla base di questo festival ci sono gli ideatori e fondatori del Search On Media Group, una compagnia nata dalla visione condivisa di Cosmano Lombardo, Giorgio Taverniti e Andrea Pernici nel 2007. Questi tre pionieri, spinti dalla passione per l’impegno sociale, l’innovazione tecnologica e il web, hanno deciso di dedicare la loro professionalità alla creazione di un progetto aziendale e di vita. Già organizzatori del WMF – We Make Future, hanno catturato l’essenza di Milano come metropoli in fermento, sospinta in una dimensione di innovazione, dibattito e visione prospettica.

Immagine tratta dalla pagina Facebook di We Make Future

Molto più di una piattaforma di networking

L’AI Festival si è distinto non solo come una piattaforma di networking, ma come un vero e proprio hub. Grazie alla presenza di 10 aree dedicate alla formazione e una Sala Plenaria, l’evento ha offerto a oltre 100 relatori, tra italiani e internazionali, l’opportunità di raccontare l’evoluzione dell’AI sotto diverse angolature: dalle sue applicazioni pratiche alle questioni etiche.

Cosmano Lombardo, fondatore e CEO di Search On Media Group, ha descritto questa prima edizione come «Un invito a conoscere e comprendere tutte le sfaccettature e le potenzialità dell’AI, sottolineando l’importanza della formazione per un’integrazione corretta e sostenibile di questa tecnologia nella società

L’intervento di Garry Kasparov, attivista per i diritti umani e campione mondiale di scacchi

Il festival è stato arricchito dalla presenza di ospiti d’eccezione come Garry Kasparov, leader russo pro-democracy, chiamato a condividere la sua visione sugli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale, interesse nato dalle sue iconiche partite contro il supercomputer IBM Deep Blue, che hanno avviato la discussione pubblica sulla competizione e la collaborazione tra uomo e macchina. Le sue partite contro Deep Blue non sono state solo uno spettacolo sportivo di alto livello ma hanno innescato un dibattito globale sulle potenzialità e i pericoli dell’intelligenza artificiale, portando questo tema dallo spazio accademico e di ricerca al grande pubblico dell’AI Fest.

La storia di Kasparov

Garry Kasparov, nato a Baku nell’allora Unione Sovietica, si è sviluppato come scacchista in un’epoca in cui il gioco era più di uno sport: una misura di ingegno e una metafora del duello ideologico tra est e ovest. La sua ascesa al vertice del panorama scacchistico è stata suggellata dalla sua iconica competizione con Anatoly Karpov nel 1984, evento che ha ridefinito gli standard di eccellenza e ha simbolizzato il confronto tra filosofie politiche opposte.

Nel 1997, Kasparov ha incontrato un nuovo tipo di sfida quando è stato sconfitto da Deep Blue, il supercomputer di IBM. Questo match è diventato un momento pionieristico, la prima volta in cui un software di scacchi ha prevalso su un campione mondiale in carica, innescando un dibattito sui confini tra creatività umana e intelligenza computazionale.

Al di là della scacchiera, Kasparov ha riscosso notorietà come critico del crescente autoritarismo di Vladimir Putin, impegnandosi attivamente nella lotta per i diritti civili e la democrazia, testimoniata dalla sua presidenza della Human Rights Foundation. Il suo trasferimento a New York è stato un gesto potente di resistenza alla repressione e un impegno costante verso la libertà.

Ora, come editorialista per il Wall Street Journal, docente alla Oxford-Martin School, membro del consiglio della Foundation for Responsible Robotics e ambasciatore per Avast Software, Kasparov continua ad esercitare un’influenza significativa sul dibattito mondiale riguardo alla politica, ai diritti umani e all’avanzamento dell’intelligenza artificiale. Autore di testi influenti come How Life Imitates Chess e Deep Thinking, ha fornito approfondimenti su come l’ingegno umano si intrecci con le capacità delle macchine, attingendo alle sue vaste esperienze e studi.

La promessa (e il monito) di Kasparov sul futuro

La partecipazione di Garry Kasparov all’AI Festival è stata molto più di un semplice evento; è stata un’occasione per riflettere sulle promesse e sulle sfide che l’intelligenza artificiale pone davanti a noi. Con la sua visione unica, Kasparov ha sollecitato il pubblico a guardare oltre le capacità attuali delle macchine, stimolando una riflessione profonda sulla nostra relazione con la tecnologia e sul futuro che vogliamo costruire.

Come ha eloquentemente affermato Kasparov, «L’AI trasformerà tutto ciò che facciamo e dobbiamo procedere con ambizione nell’unico ambito in cui i robot non possono competere con gli umani: nel sognare grandi sogni. Le nostre macchine ci aiuteranno a realizzarli. Invece di preoccuparci di ciò che le macchine possono fare, dovremmo preoccuparci di più di ciò che ancora non possono fare.» Queste parole riecheggiano come una promessa, invitandoci a navigare con coraggio e immaginazione nel vasto e inesplorato oceano dell’intelligenza artificiale.

Concludendo il suo intervento all’AI Festival con una nota di riflessione critica, Garry Kasparov ha ribadito l’importanza fondamentale dell’agire umano in un tempo in cui la tecnologia promette di ridisegnare i confini del possibile: «Le macchine non sono mai nostre nemiche», ha affermato, ponendo l’accento su una verità spesso dimenticata nel fervore dei dibattiti sull’IA. Tuttavia, ha prontamente aggiunto una dimensione critica alla sua riflessione: «Il problema è quando vengono usate da dittatori o terroristi».

Queste parole, pronunciate da una figura che ha vissuto sulla propria pelle la lotta contro l’oppressione, fungono da monito per il futuro. Kasparov, con la sua acuta percezione dei pericoli che le tecnologie avanzate possono presentare quando cadono “nelle mani sbagliate”, invita a una vigilanza continua. La sua conclusione non è un rifiuto dell’innovazione o un’inibizione del progresso; piuttosto, rappresenta un appello alla responsabilità.

Immagine tratta dalla pagina Facebook di We Make Future

La protezione intellettuale nell’era dell’Intelligenza Artificiale

All’AI Fest abbiamo avuto l’opportunità di immergerci in discussioni focalizzate sulle nuove implicazioni legali dell’intelligenza artificiale. Tra gli interventi, quelli di Antonino Polimeni, noto esperto di Diritto di Internet, Privacy, Copyright, ed Etica; e quello di Simone Bonavita, brillante Executive Director presso l’ISLC dell’Università degli Studi di Milano, hanno offerto una panoramica esaustiva e approfondita su temi cruciali come il copyright nell’era dell’AI, la navigazione attraverso le complessità legislative a livello nazionale e internazionale, e le sfide etico-legali poste dall’avanzamento tecnologico.

Le discussioni hanno sottolineato l’importanza di comprendere le nuove leggi che regoleranno l’intelligenza artificiale. Questo ambito include la gestione dei possibili interventi del Garante Privacy e l’attuazione del recente AI Act, con una particolare attenzione rivolta all’usabilità degli output creati dalle piattaforme di IA. Gli esperti hanno evidenziato come queste leggi siano fondamentali per assicurare che l’Intelligenza Artificale venga utilizzata a beneficio dell’umanità, ponendo l’accento sulla necessità di un equilibrio tra innovazione e protezione dei diritti individuali.

Il Contratto di Licenza d’Uso e i Diritti d’Autore per opere generate con IA

In un’epoca caratterizzata dal forte impatto dell’IA nella produzione creativa, il contratto di licenza d’uso dei diritti d’autore emerge come uno strumento legale fondamentale per la salvaguardia delle opere intellettuali. Esperti del campo hanno però enfatizzato l’importanza di clausole più delineate in questi contratti, vitali per stabilire i termini di utilizzo, distribuzione e modifiche delle opere, siano esse frutto dell’ingegno umano o generate (ma solo in parte) dall’intelligenza artificiale. Pertanto, la Legge sul diritto d’autore del 1941, sebbene datata, è stata riconosciuta come un pilastro ancora valido, grazie ai continui aggiornamenti che rispondono alle esigenze dettate dall’evoluzione tecnologica e dalla nuova normativa europea. Si è inoltre discusso approfonditamente su cosa costituisca le fondamenta di un’opera intellettuale e su come il diritto d’autore protegga i risultati dell’attività creativa, dalla generazione fino all’utilizzazione commerciale, ponendo l’accento su una domanda fondamentale:

Quando può un’opera generata da intelligenza artificiale rientrare sotto la tutela del diritto d’autore?

Questo è un quesito che tocca le fondamenta stesse della proprietà intellettuale nel contesto delle nuove tecnologie. La risposta risiede nel grado di intervento e creatività umana impresso nell’opera. Affinché un lavoro prodotto da un algoritmo possa essere protetto da diritto d’autore, deve essere arricchito o modificato dalla creatività umana, la quale conferisce all’opera un carattere unico e personale. Non è pertanto sufficiente che l’IA produca un risultato, ma deve esserci un tangibile contributo umano che modella e definisce l’espressione finale dell’opera.

Simone Bonavita offre un’interpretazione chiara in merito: «Lo stile, l’impronta personale e non replicabile di un’opera, sia essa di natura artistica o commerciale, è ciò che ne rivela la paternità. Laddove sia riconoscibile l’impronta dell’autore, vi è un copyright – ma è necessario poterlo dimostrare».

Dunque, anche se un’opera originata da un software di IA viene poi modificata solo in parte, è essenziale che queste modifiche riflettano l’individualità e lo stile dell’autore umano, conferendo all’opera una qualità originale e idiosincratica che possa essere legalmente riconosciuta e tutelata.

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Approvato l’EU AI Act: il primo regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale

Nell’illuminante incontro con l’avvocato Antonino Polimeni, abbiamo ottenuto una visione insider sull’AI Act, un testo che si prefigge di regolare il futuro dell’intelligenza artificiale in Europa.

Il 2 febbraio 2024, un momento storico si è consumato: gli ambasciatori dei 27 paesi dell’Unione Europea, riuniti nel Coreper, hanno votato all’unanimità l’ultima bozza dell’AI Act, segnando l’approvazione dell’accordo politico conseguito a dicembre dopo trattative estenuanti.

L’avvocato Polimeni ci ha svelato come l’AI Act, questo primo regolamento mondiale sull’intelligenza artificiale, sia destinato a impattare significativamente il mercato del digital advertising – (NdR: un colosso da 96 miliardi di euro, con una crescita annuale stimata dell’8,6% nel prossimo decennio e migliaia di posti di lavoro in gioco).

«L’AI Act non è solo una misura di governance etica per l’AI», ha spiegato Polimeni. «È anche un catalizzatore per la competitività nel settore dell’advertising digitale, offrendo nuove opportunità per le imprese che vogliono distinguersi in un mercato finora monopolizzato dalle Big Tech americane.»

Un terreno fertile per le imprese europee

Con Google che detiene una quota del 40% e le altre Big Tech che presidiano più del 70% del mercato, le sfide per gli altri player sono immense. Tuttavia, l’AI Act potrebbe rivelarsi un terreno fertile per le imprese italiane ed europee, spingendole a sviluppare tecnologie proprietarie per conquistare una posizione di rilievo nel restante 30%.

Mentre l’AI Act si appresta a diventare legge, con le sue rigide direttive su sicurezza, trasparenza e rispetto dei diritti umani, il mondo osserva con attenzione. Potrebbe questo atto legislativo europeo rivelarsi il faro per un nuovo paradigma di successo nel settore tech globale? Una cosa è certa: con l’AI Act, l’Europa si posiziona come una pioniera nella regolamentazione dell’AI, presentandosi come un baluardo contro l’uso incontrollato di queste tecnologie e mettendo dei paletti etici all’uso di strumenti avanzati, incluso il controverso GPT.

Ma quali sono i sistemi AI che l’Europa ritiene necessario vietare per tutelare i propri cittadini?

L’AI Act segna un passo importante nella definizione di quella che l’UE descrive come una “tutela necessaria” dei cittadini europei dall’intelligenza artificiale. L’Europa intende infatti domare il potenziale selvaggio dell’AI – quella capacità che permette alle macchine di imitare la creatività e il ragionamento umano – e indirizzarla verso benefici, evitando possibili risvolti negativi. Il Parlamento Europeo sta cercando di consolidare il diritto dei cittadini di presentare reclami e ricevere spiegazioni sulle decisioni basate su sistemi di AI ad alto rischio, con la creazione di un Ufficio AI dell’UE dedicato al monitoraggio dell’attuazione dell’AI Act.

In questa ricerca di equilibrio, l’UE si trova di fronte alla sfida di formulare una definizione universale di Intelligenza Artificiale che possa resistere al test del tempo.

La distinzione attuale tra Artificial Narrow Intelligence (ANI) e Artificial General Intelligence (AGI) rappresenta solo l’inizio di un dibattito più ampio e complesso.

Immagine tratta dalla pagina Facebook di We Make Future

I sistemi IA che l’Europa reputa “inaccettabili”  

Dalla manipolazione subliminale delle scelte individuali fino ai metodi di “punteggio sociale”, l’AI Act pone un divieto su quei sistemi che potrebbero causare rischi per la persona, vietando anche l’uso di piattaforme di polizia predittiva e la raccolta indiscriminata di dati biometrici. Tuttavia, l’Unione Europea vuole andare oltre e regolare la creazione stessa dei sistemi IA.

I progettisti dell’Intelligenza Artificiale sono chiamati a garantire protezione dei diritti umani fondamentali, della salute, della sicurezza e dell’ambiente fin dalla fase di programmazione. Saranno inoltre introdotte delle sandbox, ambienti protetti per testare l’IA prima della sua implementazione, sotto stretto controllo nazionale ed europeo.

L’AI Act è pertanto una promessa di un futuro in cui l’intelligenza artificiale può prosperare, ma sempre sotto uno sguardo umano attento e consapevole. Un futuro dove la tecnologia, guidata da principi etici, si muove al servizio dell’uomo e non il contrario.

All’AI Fest, in un’atmosfera elettrica, le parole di Polimeni hanno infine risuonato con chiarezza: «Stiamo delineando il terreno su cui la prossima generazione di tecnologie AI crescerà – un terreno fertile ma circoscritto, dove i limiti sono posti non solo dalla legge ma anche dalla morale. Ben venga la regolamentazione, no al caos».

Immagine tratta dalla pagina Facebook di We Make Future

All’AI Fest abbiamo avuto il privilegio di immergerci nelle ultime novità del mondo dell’intelligenza artificiale. Tra gli esperti e i professionisti che hanno condiviso il loro sapere, abbiamo raccolto riflessioni sull’ottimismo necessario ad affrontare le sfide future, sull’importanza di una regolamentazione equilibrata che eviti il caos ma promuova l’innovazione, e sull’essenziale necessità di concentrarci sulle potenzialità ancora inesplorate dell’IA.