“Creativolution”: l’Intelligenza Artificiale a supporto delle professioni creative

L'intelligenza artificiale ha portato molti progressi in diversi settori, ma uno dei suoi impatti più interessanti si sta verificando nel campo delle professioni creative, aprendo nuove possibilità a designer, musicisti, scrittori e artisti. È in corso un’incredibile “creative-evolution”, che vogliamo esplorare qui su NOOO Borders.

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05 June, 2023

L’intelligenza artificiale e il machine learning stanno rapidamente assumendo un ruolo di rilievo nella vita di molte persone, offrendo sistemi avanzati che cercano di emulare il pensiero e l’azione umana. Ma come si concilia il concetto di creatività, profondamente radicato nell’essere umano, con qualcosa di artificiale come una macchina o un software? Per rispondere a questa domanda, forse è necessario fare un passo indietro nel tempo e indagare il significato più profondo di creatività

Superare i confini della creatività convenzionale.

La storia di Arnold Schönberg, celebre direttore d’orchestra e compositore della prima metà del Novecento, ci offre un’interessante prospettiva su questo tema. 

Nato a Vienna nel 1874 in una modesta famiglia che non incoraggiò la sua inclinazione alla musica, si formò come autodidatta e divenne un abile compositore capace di esprimere, attraverso la musica, la complessa tragicità del suo tempo. A partire dall’esasperazione delle esperienze tardoromantiche e dalla dissoluzione della tonalità, egli arrivò a elaborare l’attuale metodo dodecafonico, cioè una nuova organizzazione razionale del linguaggio musicale atonale. E, nonostante le reazioni avverse che suscitò nei suoi contemporanei con una musica avanguardista e controversa, Schönberg è oggi considerato uno dei compositori più influenti della storia. Le sue tecniche, innovative forse proprio perché generate da una formazione che esulava da un contesto accademico convenzionale, hanno generato nuove opportunità di composizione musicale, influenzando non solo la musica classica, ma anche quella di ogni genere musicale oggi definito “moderno”, dalle colonne sonore dei film al jazz. 

Ma che cosa hanno in comune un compositore del ventesimo secolo con l’IA? Entrambi hanno affrontato la sfida di spingersi oltre i confini della creatività, generando un nuovo metodo di linguaggio creativo, ad uso e consumo della creatività stessa. E la storia ci offre molti altri esempi che sottolineano il potenziale della convergenza tra l’IA e la creatività umana, come il movimento artistico del Cubismo nel XX secolo, guidato dai maestri Pablo Picasso e Georges Braque, che sfidarono le convenzioni artistiche tradizionali, destrutturando e ricomponendo le forme della realtà per creare nuove prospettive visive. In modo simile, l’IA offre agli artisti contemporanei l’opportunità di sperimentare, abbandonando le idee artistiche consolidate, per generare opere innovative, provocatorie e “imprevedibili”. 

Arte e Tecnologia, inconciliabile o inevitabile unione?

Unire Tecnologia e Arte può sembrare un paradosso. Da un lato, una delle massime espressioni della scienza, dall’altro il settore creativo per eccellenza, frutto della combinazione tra ingegno e sensibilità umana. Eppure, negli ultimi anni stanno nascendo sempre più opere d’arte contemporanea realizzate con l’IA e le nuove tecnologie consentono di creare immagini digitali così credibili da renderle quasi indistinguibili dalle opere “tradizionali”, al punto che molte di esse hanno raggiunto quotazioni da capogiro. La diffusione di programmi come Midjourney e DeepDream hanno inizialmente suscitato curiosità e divertimento, ma oggi alcuni artisti iniziano a interrogarsi se si tratti di strumenti al servizio della creatività umana, o se siano invece destinati a soppiantarla. 

E mentre alcuni artisti abbracciano le nuove tecnologie con coraggiosa fiducia, altri temono che esse possano minacciare le professioni creative, a partire dai problemi come la possibilità di truffe, la creazione di deepfake e la spinosa questione dei diritti d’autore, perché le immagini generate attingono da un vasto dataset di opere altrui. Inoltre, è complicato definire con precisione il ruolo del prompter nel processo creativo, anche se la sua figura sta diventando sempre più richiesta nei settori creativi. Ma cosa significa esattamente essere un Prompt Designer? 

Artista o informatico? Entrambi! Nasce la figura del Prompt Designer.

Nella nuova era digitale, il prompt è diventato il fulcro di comando: l’istruzione che permette all’IA di compiere azioni specifiche. Che si tratti di dialogare con un chatbot, creare immagini o scrivere codici di programmazione, la necessità di una guida professionale degli algoritmi si è fatta strada negli ambienti creativi e non solo. È qui che entra in gioco il Prompt Designer, una figura capace di fornire istruzioni mirate ai modelli di IA generativa per ottenere i risultati desiderati. Paragonabile a fornire un brief a un team creativo per la creazione di materiali di comunicazione, il Prompt Designer è un professionista con competenze tecniche e una profonda conoscenza del linguaggio umano. È un ibrido che fonde l’arte della programmazione con l’abilità di scrittura persuasiva e l’analisi del linguaggio.

Ma il Prompt Designer non è l’unica nuova professione che sta emergendo grazie ai progressi nell’IA conversazionale. Il Conversation Designer, ad esempio, si occupa di creare interfacce di conversazione tra gli utenti e i chatbot. Un ruolo che richiede competenze nell’esperienza utente e nella scrittura persuasiva. E mentre l’IA conversazionale si evolve, queste nuove figure professionali stanno guadagnando sempre più importanza, e ciò implica l’inevitabile emergere di ulteriori professioni ibride, le cui figure sono caratterizzate da competenze trasversali che combinano conoscenze tecnologiche con abilità creative. È un fenomeno inarrestabile, che non solo sta ridefinendo il panorama lavorativo, ma sta anche aprendo nuove opportunità di mercato. Infatti, sono già nati diversi marketplace dedicati alla compravendita di prompt dove l’offerta è in continua crescita. Queste iniziative imprenditoriali si basano sulla consapevolezza che lavorare su un prompt già creato sia più agevole che partire da zero, ma resta comunque innegabile che l’ingegno umano svolga un ruolo imprescindibile nella guida creativa per generare e gestire l’IA Art.

Dalla nascita della fotografia all’IA: quando l’innovazione sfida i pregiudizi.

L’intersezione tra arte e algoritmi può davvero produrre capolavori? E chi detiene i diritti d’autore se un’opera è stata generata da un computer? Domande valide, ma che spesso scatenano timori e preoccupazioni esagerate. D’altronde, da sempre l’arte che sfugge ai canoni tradizionali e si mescola ad altri ambiti suscita reazioni negative. 

Se ripercorriamo il passato, troviamo per esempio Man Ray, l’iconico artista e fotografo americano che ha rivoluzionato il movimento dadaista e surrealista. Quando Ray introdusse la fotografia nelle sue opere, la critica non accolse favorevolmente l’innovazione. Tutt’altro. E la sua celebre dichiarazione “Non ha senso chiedersi se la fotografia sia arte o meno, perché l’arte è fuori moda e abbiamo bisogno di altro”, suonava come un appello tormentato per la legittimazione del suo medium espressivo. Tuttavia, oggi Man Ray è ammirato soprattutto per le sue audaci sperimentazioni fotografiche, tra cui la tecnica del rayogramma, e per il suo grande contributo nell’arte concettuale. 

La storia si ripete con la videoarte, qualche anno dopo, e ora è il turno dell’intelligenza artificiale. E, nonostante molti ancora considerino l’arte come qualcosa di statico, il secolo scorso ci ha dimostrato che essa è in continua evoluzione, abbracciando e contaminandosi con altri settori, soprattutto quelli tecnologici.


Midjourney as it imagines itself, image generated by Midjourney v4 using the prompt: Midjourney –v 4

Arte e tecnologia: un’unione felice (e redditizia).  

Negli ultimi anni, il mondo dell’arte ha assistito alla nascita di un numero sempre più crescente di opere create grazie all’intelligenza artificiale. Tra le prime, una delle più famose è senza dubbio Edmond de Belamy del collettivo parigino Obvious, composto da tre amici di infanzia, tutti senza precedenti nel mondo dell’arte: Hugo Caselles-Dupré, Pierre Fautrel e Gauthier Vernier (un esperto di IA, gli altri due di finanza). Quest’opera rappresenta l’ingresso ufficiale dell’IA nel mondo dell’arte, essendo stata venduta nel 2018 per 432.500 dollari. Obvious ha utilizzato un algoritmo per analizzare 15.000 opere d’arte, realizzate in più di cinquecento anni, al fine di creare una famiglia umana immaginaria, di cui Edmond de Belamy – ovviamente mai esistito – era l’ultimo discendente. 

Un’altra opera significativa è Memories of Passerby I di Mario Klingemann, venduta per 32.000 sterline. Quest’opera presenta due schermi rettangolari collegati a un mobile di antiquariato. All’interno del mobile si trova un computer che genera volti unici ispirati da un database di opere d’arte del XVII e XIX secolo. I ritratti generati dall’intelligenza artificiale vengono proiettati sui monitor, creando un’opera in continua evoluzione, attraverso una rete generativa avversaria (GAN).

Denis Shiryaev, un artista russo, ha sfidato ancora di più il concetto di incompatibilità tra intelligenza artificiale e arte. Shiryaev ha utilizzato l’IA per operare direttamente su alcuni quadri famosi, e in opere come La Nascita di Venere, Gioconda e Dama con l’ermellino, l’artista ha utilizzato l’analisi delle espressioni facciali, tratte da video prelevati da diverse piattaforme online, e le ha applicate ai volti dei capolavori. Questo approccio ha portato alla creazione di nuovi volti realistici, anche se non storicamente accurati, che aggiungono un inedito livello di interpretazione a opere immortali.

L’intelligenza artificiale nella creatività visiva, dalla Fotografia, alla Grafica, al Design. I nuovi orizzonti. 

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo della creatività visiva, offrendo nuove opportunità sia per i fotografi che per i designer. Nella fotografia, consente da tempo di ottimizzare immagini, correggere dettagli, luminosità e contrasto, suggerendo composizioni creative. Software come Adobe Sensei e Skylum Luminar utilizzano reti neurali per apportare automaticamente le modifiche necessarie, semplificando la post-produzione. Importanti fotografi come Antoine Geiger e Hiroshi Sugimoto hanno abbracciato l’IA, creando immagini surreali e sfidando la percezione umana.

Ma l’IA non si ferma alla fotografia. Anche l’architettura e il design ne traggono beneficio. Un’IA di design generativo, per esempio, analizza dati ambientali e funzionali per creare modelli architettonici innovativi, massimizzando l’efficienza energetica; mentre strumenti di design assistito consigliano combinazioni armoniose di colori e forme coerenti, accelerando il processo creativo e migliorando la qualità delle creazioni.

Inoltre, l’IA rivoluziona la prototipazione e la produzione. Stampanti 3D e robot collaborativi traducono rapidamente i concetti in prototipi fisici, automatizzando alcune fasi del processo produttivo e consentendo una maggiore flessibilità.

Anche nel campo della grafica, l’IA sta rivoluzionando il modo in cui vengono create e gestite le immagini, offrendo l’opportunità di generare grafiche, loghi e illustrazioni in modo automatizzato, consentendo così ai designer di risparmiare tempo o di esplorare nuove possibilità creative.

La sinfonia dell’innovazione: le intelligenze artificiali al servizio della Musica.

Se Schönberg, nei primi del Novecento, ha introdotto un approccio rivoluzionario alla composizione musicale, sfidando le convenzioni tonali e aprendo la strada a nuove forme di espressione creativa, allo stesso modo l’intelligenza artificiale cerca di emulare e comprendere il processo creativo umano, attraverso algoritmi e modelli da reinterpretare per generare risultati originali, ma comunque al servizio dell’ingegno umano. Non è un caso se sono sempre di più i musicisti e i compositori che ricorrono all’IA per trovare combinazioni di accordi o armonie inaspettate, da utilizzare nel loro lavoro creativo. A questo scopo, una delle piattaforme di IA più note è Magenta di Google. Grazie a una rete neurale ricorrente, crea melodie e arrangiamenti, fornendo agli artisti una fonte di ispirazione immediata. Un’altra piattaforma dedicata alla musica è Jukedeck, che offre la possibilità di generare musica personalizzata per scopi commerciali. Attraverso algoritmi di apprendimento automatico, analizza i parametri specificati dall’utente e genera tracce musicali “su misura”, consentendo agli artisti di trovare la base sonora perfetta per i loro progetti. Troviamo poi Amper Music che si basa su un algoritmo che combina l’intelligenza artificiale con l’esperienza umana dei compositori. L’IA di Amper Music crea tracce musicali personalizzate in base alle preferenze degli utenti, offrendo una vasta gamma di generi e stili. Infine, Ecrett Music è un altro esempio di come l’IA stia rivoluzionando l’industria musicale. Grazie all’utilizzo di algoritmi di apprendimento automatico, genera tracce musicali originali e già “pronte”, che possono essere utilizzate per scopi commerciali come colonne sonore di film o di spot pubblicitari.

Alla conquista del palcoscenico: gli artisti che sfruttano l’IA per migliorare l’esperienza del pubblico.

L’intelligenza artificiale ha rivoluzionato l’industria musicale, ma non solo a livello compositivo. Molti artisti la stanno impiegando come strumento per migliorare l’esperienza del pubblico. Tra i pionieri, la sempre innovativa Björk, che nel suo album Biophilia (ripubblicato nel 2015) è stata una delle prime artiste a utilizzare l’IA per creare esperienze musicali interattive, offrendo agli ascoltatori modi unici per esplorare e interagire con la sua musica. Anche Holly Herndon, musicista e compositrice sperimentale, nel 2019 ha collaborato con l’IA per creare l’album PROTO. Attraverso l’addestramento di un sistema di intelligenza artificiale chiamato “Spawn”, la Herndon ha potuto generare nuovi suoni e melodie che si fondono con la sua voce. Ma non finisce qui: Jukio Kallio, compositore di colonne sonore per videogiochi, ha utilizzato l’IA per generare musiche che si adattano in tempo reale all’esperienza di gioco. Sfruttando algoritmi di machine learning, l’IA di Kallio può rispondere alle azioni del giocatore e modificare la colonna sonora di conseguenza, creando un’esperienza di gioco personalizzata e coinvolgente; mentre Nigel Stanford, musicista e produttore, ha creato un video musicale straordinario, utilizzando l’IA come strumento per controllare robot e dispositivi musicali. Attraverso complessi algoritmi di intelligenza artificiale, l’IA di Stanford interagisce con il mondo fisico, suonando strumenti e creando performance musicali coinvolgenti. 

Questi e molti altri artisti hanno dimostrato il potenziale dell’IA nella composizione musicale, confermando che l’IA non possa sostituire la creatività umana, ma che la amplifichi e arricchisca, migliorando – tra le altre cose – anche l’approccio al pubblico. 

L’IA alla penna: come l’intelligenza artificiale sta cambiando il lavoro di Scrittori, Sceneggiatori e Copywriter.

Mentre alcuni potrebbero temere che l’IA sostituisca l’abilità umana nella scrittura creativa, la realtà è che questa tecnologia sta supportando il lavoro dei professionisti del settore. Strumenti come i correttori grammaticali avanzati e i suggeritori di parole, possono infatti aiutare gli scrittori a migliorare la qualità e la precisione dei loro testi, analizzando il contesto e offrendo suggerimenti intelligenti, consentendo di evitare errori comuni, migliorare lo stile, e risparmiare tempo nella revisione o nell’organizzazione dei contenuti.Inoltre, oltre all’assistenza alla scrittura, l’IA è in grado di generare contenuti in modo autonomo. Ad esempio, algoritmi di generazione di testi come ChatGPT possono redigere articoli di notizie, rapporti finanziari e persino poesie. Tuttavia, è importante sottolineare che l’IA non può sostituire l’originalità e la creatività umana nella scrittura, ma solo fornire una base – spesso solo organizzativa – del loro lavoro. Gli scrittori e i copywriter rimangono quindi i protagonisti nel dare forma, valore e unicità al contenuto.

I primi  scrittori che si sono affidati all’Intelligenza Artificiale per aiutare la loro creatività. 

Uno degli esempi più interessanti è quello Robin Sloan, autore del romanzo Sourdough. Nel 2014, Sloan ha sviluppato The Great Writer’s Bot, un progetto che utilizzava l’IA per generare storie brevi basate sui suggerimenti dei lettori. Grazie a un algoritmo addestrato su una vasta gamma di testi letterari, l’IA produceva racconti originali in stile letterario, offrendo uno strumento di ispirazione unico all’autore. Un altro pioniere nell’utilizzo dell’IA nella scrittura è Ross Goodwin. Nel suo progetto chiamato Sunspring, Goodwin ha sperimentato con un algoritmo di IA chiamato LSTM per generare la sceneggiatura completa di un cortometraggio. L’algoritmo, addestrato sui più famosi testi cinematografici, ha dato vita a una sceneggiatura surreale e affascinante e il cortometraggio risultante, interpretato da attori umani, è stato uno dei primi a unire la creatività umana alla potenza dell’IA, creando un’opera unica e innovativa.

Questi esempi dimostrano come l’IA possa essere un prezioso strumento per gli scrittori, offrendo nuove possibilità di esplorazione e sperimentazione. Non si tratta di sostituire la creatività umana, ma di ampliare gli orizzonti e sfidare le convenzioni letterarie tradizionali. 

Sfide e opportunità per le menti creative del futuro.

Che ruolo avrà l’Intelligenza Artificiale nell’ideazione e nella razionalizzazione dei concept del futuro? I nomi dei più famosi Designer, Art Director e Fotografi saranno DALL·E, MateAI e MidJourney? 

Mentre l’immaginazione corre libera, alla vista delle nuove forme di intelligenza artificiale, è inevitabile porsi domande sulle sfide e le opportunità che le “tecnologie intelligenti” possono apportare a chi, con creatività e intuizione, fa della creatività il proprio campo di battaglia quotidiano.

L’ambito dell’IA si espande costantemente, generando domande e dibattiti senza una definizione univoca e universalmente accettata. Di conseguenza, i creativi e i professionisti della comunicazione si chiedono sempre più spesso per quanto tempo ancora la loro professione potrà considerarsi esclusiva della specie umana.

La vera arte soffre: parola di Nick Cave.

Noi, nel frattempo immaginiamo serenamente un futuro in cui ci troveremo di fronte a vere e proprie “rock star” robot che faranno impazzire il pubblico con una performance indimenticabile. E chissà, magari in una galleria d’arte ammireremo tele dipinte da algoritmi. Tuttavia, anche se l’IA sta evolvendo rapidamente, non sembra che arriverà a sostituire completamente le professioni creative umane. Neppure secondo le più pessimistiche previsioni. Come abbiamo visto in questo articolo, l’intelligenza artificiale può essere un prezioso strumento per generare idee e spunti creativi, ma la vera magia dell’arte risiede ancora nelle menti umane e nelle loro interazioni. Come ha detto in proposito il grande musicista Nick Cave

“scrivere una buona canzone non è imitazione, ripetizione o metodo, è l’opposto. È l’inizio audace e rischioso che spinge l’artista al di là dei confini di ciò che riconosce come il proprio sé. Questo è parte dell’autentico sforzo creativo che precede l’invenzione di un testo unico e prezioso; è il confronto estenuante con la propria vulnerabilità, pericolosità e piccolezza. È il senso di una scoperta improvvisa e sconvolgente; nonché l’atto artistico salvifico che agita il cuore dell’ascoltatore, in cui esso riconosce il proprio sangue, la propria lotta e la propria sofferenza nel fervore interno della canzone. E, beh, per quanto ne so, gli algoritmi non provano sentimenti. I dati non soffrono.”