Le nuove scoperte tecnologiche stanno ridefinendo non solo la realtà che ci circonda, ma anche la nostra stessa concezione di umanità. L’intelligenza artificiale, la biotecnologia e l’ingegneria genetica ci offrono opportunità per migliorare il nostro corpo e la nostra mente, raggiungendo risultati che fino a pochi anni fa erano considerati “fantascientifici”. In questo periodo storico, è difficile non azzardare un audace paragone tra umani e personaggi Marvel. Viene infatti da chiedersi:
Siamo poi così diversi dai supereroi dei fumetti?
In un mondo sempre più dominato dalle tecnologie avanzate come l’Intelligenza Artificiale, può sembrare che i superpoteri dei personaggi Marvel siano oggi un po’ meno sorprendenti. In un certo senso, si potrebbe per esempio considerare Tony Stark come un precursore dell’IA, grazie all’assistente virtuale J.A.R.V.I.S. che lo aiuta a controllare la sua armatura, ma anche a prendere decisioni, fornendogli informazioni e suggerendo soluzioni. Oppure, potremmo pensare a personaggi come Visione, un Androide senziente con poteri come quello di controllare i sistemi elettrici tramite il pensiero, ma allo stesso tempo dotato di una sensibilità umana e di una coscienza propria. Visione, così come altri personaggi dei fumetti e dei film, ci permette di immaginare un modo in cui la tecnologia viene utilizzata per creare una vita artificiale e di come essa possa essere integrata nella nostra società.
Con l’avvento dell’IA, delle nanotecnologie e della biotecnologia, oggi siamo in grado di fare cose prima considerate impossibili, come gestire enormi quantità di informazioni in pochi istanti, migliorare la memoria umana con l’installazione di chip neurali; e infine guarire, o persino sostituire, parti del corpo malate, migliorando la qualità della vita delle persone e aumentandone la longevità.
E mentre una start up americana promette di riuscire a leggere le nostre onde cerebrali utilizzando due semplici auricolari (che nel 2019 hanno monitorato per la prima volta un attacco epilettico – N.d.A.), e gli Arthrobot vengono sempre più impiegati per migliorare la tecnologia delle sale operatorie, le storie di supereroi, che da sempre mettono in scena corpi in trasformazione, non ci sembrano più così lontane.
Il postumano: fusione tra uomo e tecnologia.
Il termine “postumano” è stato coniato dall’artista e scienziata Natasha Vita-More per descrivere una fase evolutiva della specie umana in cui la tecnologia è perfettamente integrata con il nostro corpo e la nostra mente. Secondo Vita-More, l’era del postumano si caratterizza per la sua finalità di permetterci di superare le nostre naturali limitazioni biologiche e questo ci porta di fronte a nuove sfide evolutive, ma anche etiche, che andranno affrontate nel modo più responsabile possibile.
«L’Era del postumano è un futuro in cui gli esseri umani diventano sempre più cibernetici, aprendo nuove frontiere alla creatività, alla conoscenza e all’esplorazione», sostiene Vita-More, ritenendo che questa nuova Era richiederà nuovi modi di pensare e di concepire noi stessi. Ma il concetto del postumano, nella sua fusione tra uomo e macchina, fa riflettere anche sui tanti rischi, come la possibile creazione di una classe di persone con abilità superiori rispetto al resto della società, ma anche a una complessiva perdita di identità e autonomia. Il dibattito sulla postumanità è pertanto diviso tra coloro che la vedono come una grande opportunità evolutiva e chi che la considera una minaccia all’essenza stessa di umanità.
Diventare come Bradley Cooper nel film “Limitless”.
Con le nuove tecnologie, siamo in grado di migliorare una vasta gamma di abilità cognitive, sociali e affettive. Gli interventi possono aumentare la concentrazione, la vigilanza, le prestazioni fisiche e mentali, la capacità di operare in condizioni di stress e persino l’empatia, migliorare la qualità del sonno e potenziare la creatività. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che l’accettazione morale nei confronti del potenziamento varia a seconda dell’ambito in cui esso viene applicato. Ad esempio, la maggior parte delle persone trova più accettabile il potenziamento della creatività, rispetto al condizionamento dell’autocontrollo e dell’umore, e sono soprattutto la manipolazione genetica, la tecnologia dell’informazione, la nanotecnologia, la robotica e l’utilizzo delle smart pill a suscitare le maggiori preoccupazioni.
Le smart pill sono capsule contenenti sostanze nosotropiche, ovvero composti che agiscono sulle funzioni cognitive del cervello, migliorando memoria, concentrazione e apprendimento. Originariamente sintetizzate per aiutare persone con problemi di salute mentale, come il morbo di Alzheimer e la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), oggi le smart pill vengono utilizzate anche da persone che cercano semplicemente di migliorare le proprie prestazioni in ambiti come lo studio o il lavoro. Tuttavia, molte di queste sostanze non sono ancora state pienamente testate e ci sono diverse incertezze sulle loro effettive proprietà e i possibili effetti collaterali. Per questo motivo, il loro utilizzo su larga scala rimane un argomento controverso e occorre aspettare ancora un po’, prima di diventare come il personaggio di Eddie Morra nel celebre film del 2011 diretto da Neil Burger.
Potenziamento umano: il dibattito tra conservatori e transumanisti
Negli ultimi tempi, si è dibattuto molto sulla questione del miglioramento umano e sono emerse posizioni divergenti tra i conservatori e i transumanisti. I primi ritengono che ogni forma di intervento “potenziante” sia un affronto alla natura e alla dignità umana, mentre i secondi credono sia l’unica strada per raggiungere il nostro pieno potenziale. Tuttavia la società moderna, con la sua dinamica culturale, economica e politica, sta spingendo sempre di più verso lo sviluppo di tecnologie per il miglioramento, aumentando la domanda di interventi di questo tipo. Mentre alcuni sostengono che queste pratiche siano necessarie per garantire la sopravvivenza stessa dell’umanità, altri ritengono che possano essere origine di molti problemi, tra cui quello di generare forti disuguaglianze tra coloro che potranno permettersi di accedere alle tecnologie di miglioramento e chi a cui saranno invece precluse, per ragioni economiche o sociali.
L’opinione di esperti come Elon Musk e Ray Kurzweil, sono state spesso citate nel dibattito sull’argomento. Musk ha espresso preoccupazione per l’intelligenza artificiale e il suo potenziale impatto sulla società, sostenendo che essa potrebbe rappresentare una minaccia per l’umanità se non regolamentata adeguatamente. Kurzweil, invece, sostiene che l’IA possa portare a un “salto quantico” nella nostra evoluzione, a beneficio dell’intera specie.
Che cosa ne penserebbe Iron Man?
Se Iron Man potesse parlare, probabilmente sarebbe d’accordo con il progresso tecnologico che ci sta portando sempre più vicini alla creazione di esoscheletri robotici simili al suo. Allo stesso modo, Capitan America, il super-soldato con una forza e una resistenza sovrumane, potrebbe vedere nel progresso tecnologico la chiave per il miglioramento delle nostre abilità fisiche e cognitive attraverso la modifica genetica. Ma non dobbiamo dimenticare che anche i personaggi Marvel hanno esplorato le insidie del potenziamento umano, e se nel mondo dei fumetti la maggior parte dei supereroi si imbatte nei propri poteri accidentalmente, chi cerca invece intenzionalmente un potenziamento trasumano è sempre il “cattivo”.
Dobbiamo quindi trovare un equilibrio tra l’uso delle tecnologie avanzate e la nostra natura, evolverci e migliorare senza mai perdere di vista ciò che ci rende umani perché, come disse lo zio Ben di Peter Parker (Spiderman) nel film del 2002 diretto da Sam Raimi: «da un grande potere derivano grandi responsabilità».