contributo a cura di Ilaria De Togni
Scene Virali: il Guerrilla Marketing sconvolge le logiche del quotidiano
Il guerrilla marketing nel cinema si afferma come strategia per creare un impatto emotivo immediato nel pubblico, fondendo i confini tra la realtà quotidiana e le suggestive narrazioni del grande schermo. Per “Jurassic World: Fallen Kingdom“, l’idea di un T-Rex a grandezza naturale che emergeva dal Tamigi a Londra non solo ha affascinato i passanti, ma ha evocato in modo tangibile la drammatica fuga dei dinosauri dalla loro isola nel film. Questo evento visivo ha creato una storia parallela alla narrazione cinematografica, portando la finzione nelle strade della realtà e lasciando un’impressione memorabile nei testimoni dal vivo e negli osservatori online.
“The Dark Knight” ha preso la strada del guerrilla marketing in una direzione ancora più interattiva. L’iniziativa ha coinvolto gli appassionati in una caccia al tesoro mondiale, estendendo la narrativa del film nel mondo reale. Attraverso indizi nascosti in vari oggetti come cellulari all’interno di torte modificate, i fan sono stati trascinati in un’avventura che ha imitato il conflitto tra Batman e i suoi nemici, alimentando un’anticipazione collettiva senza precedenti per l’opera di Christopher Nolan.
Quanto all’horror “The Nun“, il film ha sorpreso il pubblico con un’inquietante pubblicità su YouTube. Lo spot, inaspettatamente interrotto da un jump scare, ha violato le politiche del sito per il contenuto scioccante, portando a una sua rimozione. La controversia e il brivido causato hanno però stimolato il passaparola, fungendo da catalizzatore per l’interesse verso il film.
“Siete insetti”: l’eco di Netflix nelle stazioni
Un inquietante messaggio “Siete insetti” ha turbato la routine di pendolari e viaggiatori nelle stazioni ferroviarie di Roma e Milano, generando sospetti e teorie di complotto. L’insolita apparizione di queste parole sui tabelloni ha scatenato ipotesi di cyber-attacco ai danni delle Ferrovie dello Stato, provocando un immediato brusio nei social network. L’enigma si è dispiegato quando la scritta ha preso il sopravvento sui display informativi, lasciando il pubblico in una momentanea confusione. A svelare il mistero, tuttavia, non è stato un gruppo di hacker, ma una mossa astuta di Netflix. La frase, parte di una campagna di guerrilla marketing, annunciava l’arrivo della serie “Il problema dei 3 corpi“, recentemente approdata sulla celebre piattaforma di streaming.
L’inganno pubblicitario è stato dissipato non appena i simboli della serie — tre anelli concentrici — hanno iniziato a campeggiare accanto ai messaggi.
Contatto Cosmico: ‘Il Problema dei Tre Corpi’ svela l’incontro tra umanità e alieni
Sulla scia della saga letteraria di Liu Cixin, “Il Problema dei Tre Corpi” emerge come un racconto avvincente di primo contatto extraterrestre. Attraverso l’ambiziosa serie Netflix, si svela un universo in cui anomalie scientifiche e morti misteriose di ricercatori intrecciano il destino dell’umanità con quello di una civiltà aliena avanzata. Lanciata globalmente il 21 marzo 2024, questa narrazione epica è attualmente presentata in una stagione, marcando l’inizio di un viaggio che promette di esplorare i confini della scienza con approfondimenti filosofici.
L’adattamento del celebre romanzo di Liu Cixin
L’adattamento cinematografico del romanzo di Liu Cixin è opera dei veterani David Benioff, D.B. Weiss, e Alexander Woo, noti per aver navigato le acque turbolente de “Il Trono di Spade“. La loro nuova sfida era monumentalmente complessa: trasformare i densi volumi di Liu in una serie che preservasse l’essenza dell’originale, pur esplorandone nuove dimensioni per adattarsi al formato seriale. La critica concorda: “Il Problema dei Tre Corpi” ha raggiunto un difficile equilibrio, riuscendo a essere fedele allo spirito dei libri, pur concedendosi le licenze narrative necessarie per farsi strada nel cuore di un pubblico vasto e diversificato.
Con un’occhiata critica, è chiaro che Benioff, Weiss, e Woo hanno intrapreso un percorso selettivo nell’interpretare la storia, introducendo modifiche significative ma ben ponderate. Questo approccio ha sollevato dibattiti tra i puristi, ma la maggior parte degli spettatori sembra apprezzare la serie per la sua capacità di offrire un’esperienza coinvolgente e intellettualmente stimolante, che apre nuovi orizzonti di riflessione sull’universo e sulla nostra collocazione al suo interno.
“Il Problema dei Tre Corpi” si conferma, quindi, non solo come una trasposizione di successo di un’opera letteraria complessa, ma come un viaggio indipendente che arricchisce e amplifica il messaggio della trilogia originale, invitando vecchi e nuovi fan a esplorare le profondità dell’ignoto cosmico.
Netflix lo aveva già fatto con Luna Nera: il rogo simbolico
Netflix aveva già utilizzato strategie di Guerrilla Marketing quando, a gennaio 2020, a Milano lanciò un’installazione interattiva per accompagnare il debutto di “Luna Nera“, la sua terza serie originale italiana e la prima incursione nel genere fantasy. Questo evento, ben più che una semplice promozione, si è trasformato in un potente statement contro la persecuzione delle donne, tramutando Piazza XXV Aprile in un simbolico “rogo contemporaneo”.
L’installazione invitava i passanti a confrontarsi con l’odio online, proiettando frasi denigratorie realmente espresse sui social. Attraverso un’interfaccia dedicata, i partecipanti avevano l’opportunità di selezionare e cancellare gli insulti, in una collaborazione con Parole O_Stili, progetto volto alla lotta contro la violenza verbale. L’innovazione tecnologica, grazie a un software basato sull’intelligenza artificiale, ha permesso di identificare oltre 7.000 insulti da un mare di odio online.
Questa iniziativa ha sottolineato l’impegno di Netflix nella lotta contro una moderna “caccia alle streghe”, ribadendo come, seppur i tempi siano cambiati, la persecuzione nei confronti delle donne persista, mutando soltanto il suo palcoscenico dal pubblico al virtuale. L’installazione di “Luna Nera” non solo ha gettato luce su un tema scottante ma ha anche offerto uno spazio per la riflessione e l’azione, dimostrando il potere dell’arte e della tecnologia nel promuovere il cambiamento sociale.
Alfred Hitchcock: il precursore del Guerrilla Marketing
Nel panorama pubblicitario moderno, ricco di nuove strategie atte a catturare l’attenzione del consumatore, il guerrilla marketing emerge come una pratica ingegnosa e a basso costo, prediligendo tecniche comunicative sorprendenti per sedurre l’immaginario collettivo. Tra queste, l’ambient marketing e performance immersive che coinvolgono i passanti in maniera diretta, giocando sull’elemento sorpresa per abbattere le difese del pubblico. Sebbene sia considerata una metodologia contemporanea, le origini del guerrilla marketing affondano le radici nel passato, precisamente nel lavoro di Alfred Hitchcock, maestro dell’intrigo e della suspense.
Nel 1972, in concomitanza con l’uscita di “Frenzy”, un film che narra la storia di un serial killer a Londra che uccide le sue vittime strangolandole con una cravatta, Hitchcock orchestrò uno dei primi esempi di guerrilla marketing. Un manichino raffigurante il regista come se fosse morto fu gettato nel Tamigi, riecheggiando le macabre scoperte del film. Questo gesto non solo attirò l’attenzione dei media dell’epoca, ma segnò un momento pionieristico nella storia della pubblicità, coniugando promozione cinematografica e realtà in un unico, inquietante scenario.
L’uso del manichino non fu limitato alla sola pubblicità stampa, ma venne impiegato anche per promuovere “Frenzy” attraverso materiali video che accentuavano ulteriormente l’effetto disturbante e immersivo dell’azione. Oggi, l’immagine di questo manichino trova posto nei musei dedicati al grande regista, testimoniando la sua abilità non solo nella creazione di capolavori cinematografici, ma anche nel marketing innovativo.
Questa strategia, brillantemente concepita da Hitchcock, dimostra come il guerrilla marketing possa trarre forza dall’effetto shock, trasformando la pubblicità in un’esperienza che lascia il segno, un approccio che continua a ispirare le campagne pubblicitarie moderne.
Strategie Oscure: The Blair Witch Project e la Rivoluzione del Marketing Cinematografico
Nel 1999, “The Blair Witch Project” non solo ha ridefinito il genere horror, ma ha anche imposto nuovi standard nel marketing del cinema. Diretto dai registi novizi Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez, con un cast di attori all’epoca sconosciuti tra cui Heather Donahue, Joshua Leonard e Michael C. Williams, il film ha sfruttato una strategia di guerrilla marketing che ne ha fatto un caso studio nel settore.
Con un budget di soli 60.000 dollari, il film ha ottenuto un successo strabiliante, incassando oltre 248 milioni di dollari a livello globale, posizionandosi al fianco di colossi come “Il mio grosso, grasso matrimonio greco” per quanto riguarda il rapporto costi/incassi tra i film indipendenti.
Il segreto del successo è al confine con la realtà
Il segreto del successo del film? Un ingegnoso uso del marketing virale, che ha giocato sul confine tra realtà e finzione. “The Blair Witch Project” si presenta come un mockumentary, un falso documentario girato in prima persona da tre studenti scomparsi misteriosamente mentre indagavano sulla leggenda della strega di Blair nel Maryland. La promozione del film ha mirato a creare un alone di mistero attorno alla vicenda narrata, facendo leva su un sito web lanciato un anno prima della distribuzione, che forniva false biografie dei protagonisti, interviste coi loro genitori, mappe del bosco e altri elementi che alimentavano la curiosità e il dibattito pubblico.
Presentato al Sundance Film Festival del 1999, dove ha catturato l’attenzione di Artisan Entertainment che ne ha curato la distribuzione, il film ha beneficiato di una campagna promozionale innovativa che ha sfruttato al massimo le potenzialità del web per diffondere la leggenda della strega di Blair, rendendo i confini tra film e realtà incredibilmente labili.
Questa strategia di marketing, all’avanguardia per l’epoca, non solo ha garantito al film un successo commerciale impensabile rispetto al modesto investimento iniziale, ma ha anche segnato una tappa fondamentale nella storia del marketing cinematografico, dimostrando l’efficacia di tecniche innovative e non convenzionali per catturare l’attenzione del pubblico.
La narrazione parallela, tra missing poster e falsi documentari
Il fulcro della strategia di comunicazione di The Blair Witch Project è stata l’ambiguità tra la realtà dei fatti presentati e la loro natura di pura invenzione. La pellicola si presentava come un documentario autentico, una registrazione ritrovata di tre studenti scomparsi mentre esploravano il mistero della strega di Blair. Questa narrativa veniva supportata da elementi di marketing immersivi come i missing poster distribuiti con i contatti per informazioni sui giovani dispersi, rendendo la fiction indistinguibile dalla realtà per il pubblico non informato.
Un altro caposaldo della campagna è stato Curse of the Blair Witch, un falso documentario che approfondiva il contesto del film, arricchendo la leggenda con interviste e testimonianze che sembravano autentiche. Questa produzione aggiuntiva amplificava l’aura di mistero che circondava il film, contribuendo a rendere la storia ancora più credibile e coinvolgente.
La strategia si avvaleva inoltre di una frase ricorrente che fungeva da leitmotiv: “Nell’ottobre del 1994 tre studenti videoamatori scomparvero in un bosco nei pressi di Burkittsville, nel Maryland, mentre stavano girando un documentario… Un anno dopo fu ritrovato il loro filmato”. Questa semplice dichiarazione, ripetuta in trailer, manifesti e sul sito web del film, serviva a instillare il dubbio e a suscitare curiosità, fungendo da catalizzatore per la viralità della campagna.
Interazione con il pubblico e ricerca degli indizi all’insegna della trasversalità
La genialità di questa strategia di marketing stava anche nell’utilizzo di forum online e di altri mezzi non convenzionali per diffondere la leggenda della strega di Blair, incentivando il passaparola e permettendo al pubblico di scoprire “casualmente” dettagli sul film. Questo approccio ha non solo ridotto i costi pubblicitari, ma ha anche creato un’esperienza unica per lo spettatore, che si sentiva parte di una ristretta cerchia di iniziati a un mistero esclusivo. L’efficacia di questa campagna si è dimostrata nel modo in cui ha attirato un pubblico vasto e diversificato, inclusi coloro che non erano tradizionalmente interessati al genere horror. L’elemento di sorpresa e la curiosità hanno giocato un ruolo fondamentale nel successo del film, che è diventato un evento culturale a prescindere dalla sua qualità intrinseca.
“The Blair Witch Project” non è solo un caso di studio imprescindibile nel marketing cinematografico per la sua capacità di fondere realtà e finzione, ma rimane anche una testimonianza della potenza di una narrazione immersiva e partecipativa, capace di trasformare un’opera indipendente in un fenomeno globale.
E ora, che costa sta succedendo? Godzilla e Kong prendono d’Assalto Londra!
Londra è recentemente stata testimone di un evento spettacolare, degno delle scene più emozionanti dei “film di mostri”: Godzilla e Kong, due icone del cinema, hanno fatto la loro comparsa nella metropoli, scatenando curiosità e un pizzico di apprensione tra i passanti. Questo audace colpo di scena fa parte di una campagna di guerrilla marketing orchestrata da Warner Bros per promuovere “Godzilla e Kong – Il nuovo impero“, che ha visto la luce nelle sale italiane a fine marzo.
La capitale inglese è diventata il palcoscenico di un’invasione titanica: Godzilla, con la sua imponente figura, si è elevato dalle acque del Tamigi vicino al Tower Bridge, mostrando una coda e delle punte incandescenti, pronte a simulare un attacco radioattivo. Dall’altro lato, lungo la Southbank, Kong ha fatto la sua comparsa con una gigantesca mano, afferrando una delle iconiche cabine telefoniche rosse londinesi, come se stesse emergendo dal suolo urbano.
Queste sculture, realizzate con una meticolosa attenzione ai dettagli e pesanti più di una tonnellata, sono frutto di 51 giorni di lavoro. La creazione si è basata su riferimenti 3D forniti dai realizzatori del film e costruita con un mix di poliestere, vetroresina, e acciaio, impreziosite da un sistema di illuminazione che ne esalta la presenza minacciosa.
Adam Wingard, il regista del colossal, ha sottolineato come il fascino del Monsterverse risieda nello spettacolo di questi giganti che si affrontano in contesti reali, e questa installazione a Londra non ha fatto altro che portare tale magia nella realtà, consentendo ai fan e ai curiosi di immaginare questi epici scontri nel cuore della città.
Il guerrilla marketing nel cinema si manifesta come un’avventura narrativa che sfida le convenzioni, immergendo gli spettatori in esperienze uniche e imprevedibili. Questa tattica, che sorprende e coinvolge il pubblico in contesti quotidiani, dimostra il potere delle storie di estendere il loro fascino oltre i confini della sala cinematografica. La campagna “Siete Insetti” di Netflix per “Il Problema dei Tre Corpi“, per esempio, svela quanto possa essere sottile la linea tra realtà e finzione, tra marketing e arte narrativa.
In questo panorama di creatività senza limiti abbiamo esplorato con entusiasmo come il cinema possa trasformare lo spazio urbano in una tela per racconti straordinari. Condividere queste innovative strategie di marketing è stata un’esperienza stimolante, dimostrando ancora una volta che il cinema non conosce confini e continua a sorprenderci, invitandoci a guardare oltre.