CxO Sustainability Report 2024: l’80% dei manager italiani aumenta gli investimenti green
Secondo il CxO Sustainability Report 2024 di Deloitte, l’80% dei top manager italiani ha incrementato gli investimenti in iniziative green nell’ultimo anno, segno di un impegno profondo verso la sostenibilità, ormai radicato nelle pratiche aziendali del Paese. Le aziende italiane non vedono più la transizione ecologica come un costo, ma come una leva strategica per la competitività.
Questo approccio non è esclusivo all’Italia. A livello globale, il 90% dei dirigenti ritiene che la crescita economica possa continuare senza compromettere gli obiettivi climatici. In Italia, gli investimenti nelle energie rinnovabili sono aumentati del 25% nell’ultimo anno, confermando il ruolo di leadership del Paese nel promuovere un futuro sostenibile. Nonostante le difficoltà economiche, il settore privato continua a spingere verso una transizione energetica accelerata, sostenuta da tecnologie avanzate e dal mercato, che premia chi persegue obiettivi di emissioni zero.
Un elemento chiave di questa trasformazione è la consapevolezza che successo economico e riduzione delle emissioni non sono in conflitto, ma possono rafforzarsi a vicenda. Il 93% dei manager italiani, insieme al 92% dei loro omologhi globali, si dichiara ottimista sul fatto che le loro organizzazioni possano ridurre significativamente le emissioni di gas serra senza compromettere la competitività. Questo ottimismo è sostenuto dall’aumento del 30% negli investimenti in infrastrutture sostenibili, comprese tecnologie per la mobilità elettrica e impianti per l’energia solare, che rendono le operazioni aziendali sempre meno impattanti dal punto di vista ambientale.
Italia in prima linea contro il cambiamento climatico
In un contesto segnato da pressioni economiche e geopolitiche globali, le aziende italiane riconoscono il cambiamento climatico come la principale minaccia, superando l’innovazione o le prospettive economiche. Il 44% dei dirigenti italiani considera la crisi climatica una priorità assoluta, un dato superiore alla media globale del 37%. Le imprese italiane hanno intensificato gli investimenti in sostenibilità, e il 69% dei dirigenti prevede che il cambiamento climatico avrà un impatto significativo sulle loro attività nei prossimi tre anni.
Nuovi modelli di consumo
I modelli di consumo stanno cambiando rapidamente, spinti dalle nuove politiche ambientali e dall’aumento del costo delle risorse naturali. Il 64% degli intervistati in Italia ha indicato il cambiamento dei comportamenti di consumo come uno dei principali fattori di trasformazione del mercato, contro una media globale del 51%. Le politiche ambientali stanno assumendo un ruolo centrale, con il 58% dei manager italiani che ne riconosce l’impatto sulle strategie aziendali. Questo ha portato le aziende italiane a rivedere le proprie metriche di performance ambientale, in risposta alle normative emergenti e alla crescente pressione dell’opinione pubblica, con il 53% dei dirigenti che riconosce la necessità di un nuovo reporting ambientale per mantenere la fiducia dei consumatori.
Tra ottimismo e preoccupazione
Il cambiamento climatico è una delle maggiori preoccupazioni per i dirigenti aziendali italiani, con il 76% che si dichiara preoccupato per i suoi impatti, un aumento rispetto al 59% dell’anno precedente. Questo incremento è dovuto anche all’esperienza diretta di eventi climatici estremi: il 45% dei dirigenti ha vissuto alluvioni o allagamenti, il 42% siccità, e il 31% caldo estremo.
Nonostante queste preoccupazioni, cresce l’ottimismo: l’87% dei manager italiani crede che a livello globale verranno adottate misure efficaci per evitare gli impatti più devastanti del cambiamento climatico. A livello globale, la percentuale sale al 92%. In Italia, la pressione degli azionisti e degli investitori è particolarmente alta, con il 71% dei dirigenti che avverte questa spinta, rispetto al 60% della media globale. Anche clienti e consumatori esercitano una crescente influenza, con il 65% delle aziende italiane che percepisce la necessità di adottare pratiche sostenibili, superando la media globale del 58%.
Questi numeri dimostrano chiaramente come la sostenibilità sia ormai un fattore imprescindibile nella pianificazione strategica aziendale. L’esperienza di eventi climatici estremi ha messo in luce la necessità di affrontare il cambiamento climatico con azioni rapide e coordinate. Allo stesso tempo, la crescente pressione degli stakeholder – dagli investitori ai consumatori – indica che le aziende non possono più permettersi di ignorare il tema della sostenibilità se vogliono restare competitive.
I benefici tangibili dell’azione climatica per le aziende italiane
Le aziende italiane che hanno intrapreso azioni concrete per affrontare il cambiamento climatico stanno riscontrando una serie di benefici significativi che vanno ben oltre il miglioramento dell’immagine pubblica. I vantaggi economici e operativi sono ormai evidenti, con il 44% delle aziende che segnala risparmi sui costi derivanti dall’implementazione di pratiche sostenibili, un dato superiore alla media globale del 35%. Questo non solo riduce le spese aziendali, ma ottimizza l’efficienza energetica, migliorando la gestione delle risorse.
Anche la soddisfazione dei clienti gioca un ruolo cruciale nel bilancio aziendale: il 42% delle aziende italiane vede un incremento positivo nella percezione dei propri clienti, rispetto a una media globale del 38%. Questo dato suggerisce che i consumatori stanno premiando sempre più le aziende che dimostrano un reale impegno per l’ambiente, scegliendo di acquistare prodotti e servizi da imprese che abbracciano la sostenibilità come valore centrale.
Oltre al risparmio sui costi e al miglioramento dell’immagine, il 42% delle aziende italiane sta generando nuove entrate grazie alla creazione di business legati alla sostenibilità, superando la media globale del 35%. Questo trend è alimentato dalla capacità di innovare sia l’offerta di prodotti che le operazioni aziendali, con il 40% delle imprese italiane che segnala miglioramenti nelle proprie operation e supply chain. Anche in questo ambito, l’Italia supera la media globale, confermando la resilienza delle sue aziende nel fronteggiare sfide globali come la carenza di risorse e le interruzioni della catena di fornitura.
Guardando al futuro, i dirigenti italiani vedono ulteriori benefici a lungo termine. Nei prossimi cinque anni, si prevede un miglioramento dei margini operativi per il 44% delle aziende, significativamente superiore alla media globale del 36%. Inoltre, la brand reputation rimane una leva fondamentale: il 38% delle aziende italiane prevede un aumento della riconoscibilità del marchio grazie alle politiche climatiche, un dato superiore alla media globale del 36%.
Efficienza energetica, fonti rinnovabili e materiali sostenibili
Un altro fronte cruciale è quello delle fonti rinnovabili, con il 55% delle imprese italiane che già utilizza energie pulite, rispetto al 49% globale. Questo dimostra che, nonostante le difficoltà tecniche e logistiche, l’Italia è in prima linea nella transizione verso l’energia verde, sfruttando tecnologie come il solare e l’eolico. In parallelo, l’uso di materiali sostenibili è una priorità per il 55% delle aziende italiane, poco al di sopra della media globale del 51%, segno che la scelta di materiali a basso impatto ambientale sta diventando parte integrante delle catene di fornitura.
Lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi rispettosi del clima è un ulteriore fattore di innovazione: il 49% delle imprese italiane sta investendo in questo ambito, contribuendo a creare un mercato sempre più orientato alla sostenibilità. Tuttavia, sebbene i progressi siano significativi, persistono delle barriere che rallentano l’azione climatica.
In particolare, il 27% dei manager italiani denuncia difficoltà nel misurare l’impatto ambientale delle proprie iniziative, rispetto al 17% globale. La mancanza di strumenti adeguati per valutare in modo accurato i risultati ottenuti limita la capacità delle aziende di monitorare il proprio progresso verso obiettivi climatici. Inoltre, il 20% dei dirigenti in Italia afferma che l’attenzione alle sfide aziendali a breve termine tende a sovrastare l’urgenza di affrontare il cambiamento climatico, un dato in linea con il contesto globale. Un ulteriore 20% delle aziende lamenta la mancanza di requisiti chiari per la rendicontazione delle performance ambientali, evidenziando la necessità di un quadro normativo più preciso e vincolante.
Anche le piccole startup fanno la differenza: l’italiano che coltiva foreste e sogna 60 milioni di alberi
Andrea Piras, un giovane di 32 anni con un profondo legame per la sua terra d’origine, la Sardegna, ha fondato nel 2021 Treeonfy.com, una piattaforma dedicata alla riforestazione e alla sostenibilità ambientale. L’idea di piantare 60 milioni di alberi, uno per ogni italiano, è nata dalla devastazione provocata dagli incendi che nel 2021 hanno colpito duramente l’Italia, in particolare la Sardegna, dove 13.000 ettari di bosco nel Montiferru sono stati ridotti in cenere. L’impatto emotivo e il desiderio di contribuire alla salvaguardia del territorio hanno spinto Piras a creare una comunità che oggi conta più di 9.000 sostenitori.
Treeonfy permette a privati e aziende di finanziare progetti di riforestazione e rimozione dei rifiuti sia in Italia che nel mondo. Inizialmente focalizzato sui paesi in via di sviluppo, il progetto si è ora concentrato su iniziative italiane, con tre progetti attivi: due in Abruzzo e uno in Sardegna. Tra questi spicca “L’oasi delle api” vicino a Tortolì, che mira a preservare la biodiversità locale e attrarre gli impollinatori, cruciali per l’equilibrio degli ecosistemi. Un’altra iniziativa, “L’oasi delle farfalle” in Abruzzo, segue lo stesso principio di conservazione.
Treeonfy: dalle Foreste sarde al modello globale di conservazione e trasparenza
Il progetto di piantare 60 milioni di alberi può sembrare ambizioso, ma Piras è convinto della sua fattibilità. L’Italia, infatti, è tra i pochi paesi che sta riuscendo a recuperare terreno forestale, e le piccole azioni, come la piantumazione di un albero, possono avere un impatto collettivo significativo.
Piras sottolinea l’importanza di un impegno personale verso l’ambiente: ognuno può fare la propria parte per ridurre l’impatto climatico. Le foreste sarde di Gutturu Mannu, dove Piras è cresciuto, rappresentano un modello di conservazione da proteggere contro l’inquinamento e gli incendi. Sebbene sia consapevole delle difficoltà che affliggono il pianeta, Piras preferisce concentrarsi sulle soluzioni piuttosto che sui problemi, alimentando la speranza di un futuro più sostenibile.
Un punto critico nella raccolta fondi e nelle donazioni è la fiducia. Treeonfy punta sulla trasparenza, con l’80% dei ricavi destinati direttamente ai progetti sostenuti, mentre il restante 20% copre i costi operativi. La piattaforma opera su base volontaria, senza retribuzione per i suoi fondatori, dimostrando un impegno autentico e disinteressato verso la causa ambientale.