Prima del Digitale: Le Fake News nella Storia
Le notizie false avevano padroneggiato l’arte dell’infiltrazione in ogni aspetto del tessuto sociale ben prima dell’avvento del digitale, diffondendosi mediante radio e quotidiani. Queste notizie hanno generato universi paralleli di realtà e seminato incertezze.
Il più celebre esempio di diffusione massiva di notizie false è la trasmissione radiofonica “La Guerra dei Mondi” del 1938, curata e narrata dal celebre Orson Welles. Questo audiodramma, presentando un’invasione aliena come se stesse accadendo in diretta, scatenò il panico tra gli ascoltatori, molti dei quali convinti della veridicità dell’evento.
Anche i teatri di guerra sono stati spesso campo propizio per la propaganda e le manipolazioni informative, con l’utilizzo di notizie false come strumenti di alterazione dell’opinione pubblica e di manipolazione degli eventi.
Durante la Prima Guerra Mondiale, le fake news venivano impiegate per distorcere il morale e le percezioni di militari e civili allo scopo di influire sull’andamento del conflitto. Tale manipolazione dell’informazione ha portato a conseguenze disastrose, intensificando tensioni e paure. Il “Grande Panico” del XIX secolo negli Stati Uniti illustra ulteriormente quanto la stampa potesse essere un potente mezzo di disinformazione. In quel periodo, numerosi articoli proclamavano avvistamenti di entità leggendarie e fenomeni sovrannaturali, instaurando un’atmosfera di terrore e isteria collettiva. La diffusione di tali notizie false ha avuto impatti concreti sulla società dell’epoca, modellando comportamenti e convinzioni del pubblico.
Questi esempi storici mostrano come le fake news non siano un fenomeno nuovo e come abbiano il potere di modellare la società, le credenze e i comportamenti individuali e collettivi.
I Social Media come veicolo di Fake News
Nei meandri del nostro mondo ultra-connesso, i social media si ergono come moderni colossi dell’informazione, palcoscenici vibranti in cui diventa sempre più difficile riconoscere la verità dalla finzione. Sul terreno democratico del digitale, dove chiunque può contribuire con informazioni e opinioni, le fake news fluttuano veloci, intessendo un’invisibile e intricata trama di fraintendimenti. Facebook, Twitter, e Instagram, diventano così veicoli di una disinformazione sempre più sofisticata e penetrante. Un esempio di questa alterazione è avvenuto durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2016. La piattaforma Facebook, all’epoca, divenne teatro di un’operazione di disinformazione abilmente orchestrata, con l’impiego di annunci politici mirati e l’infiltrazione di contenuti fuorvianti, creando un terreno di coltura per divisioni e polarizzazioni. Questa manipolazione delle percezioni ha avuto ripercussioni tangibili, generando dubbi e controversie sul risultato elettorale.
Ma il vortice delle fake news non si ferma ai confini politici; si espande e si insinua in ogni angolo della società. Durante la pandemia di COVID-19, le piattaforme di social media sono diventate l’epicentro di un terremoto informativo. Teorie del complotto, cure alternative e dati distorti hanno inondato le bacheche digitali, generando confusione e sfiducia nei confronti delle strutture sanitarie e delle istituzioni. In un periodo così delicato, in cui l’informazione corretta era vitale, le conseguenze della disinformazione hanno rischiato di compromettere gli sforzi collettivi nella lotta contro il virus.
Per le piattaforme social, il compito di districare il groviglio tra informazione autentica e manipolazione diventa sempre più arduo. Algoritmi e moderazione umana collaborano in una lotta continua per mantenere l’integrità informativa, pur tra difficoltà e controversie etiche.
Conseguenze dannose delle Fake News
Gli effetti delle fake news sulla società sono profondi e multiformi, influenzando non solo la percezione individuale della realtà ma anche la fiducia collettiva nelle istituzioni, nella scienza e nei media. Questa erosione della fiducia crea un clima fertile per populismi ed estremismi di vario tipo, come dimostrato da diversi episodi accaduti negli ultimi anni.
Pensiamo al celebre caso del Pizzagate avvenuto a metà degli anni Duemila. Una falsa notizia ha portato alla convinzione che una pizzeria di Washington D.C. fosse il centro di una rete di sfruttamento minorile legata ad alti esponenti del Partito Democratico statunitense. Questa fake news ha spinto un uomo a investigare personalmente, irrompendo nel locale armato di fucile e sparando diversi colpi. Fortunatamente, nessuno è rimasto ferito, ma l’incidente ha acceso i riflettori sulla pericolosità delle notizie false e sulla loro capacità di scatenare azioni pericolose.
Anche la crisi ucraina del 2014 è stata un fertile terreno di proliferazione per una miriade di notizie false, le quali hanno intensificato tensione e paura, offuscando la realtà degli eventi. La disinformazione ha pervaso il racconto degli scontri e degli attacchi militari, con rappresentazioni false e ingannevoli sia delle forze ucraine che di quelle russe, alimentando ulteriormente il conflitto e il clima di incertezza.
Un momento particolarmente grave ed emblematico di questa crisi fu l’abbattimento, il 18 luglio 2014, del volo MH17 della Malaysia Airlines, un Boeing 777 che trasportava 298 persone. Il velivolo, attraversando una zona di conflitto nell’Ucraina orientale tra forze ucraine e separatisti filorussi, non ha lasciato alcun sopravvissuto. Le indagini internazionali hanno concluso che l’aereo è stato abbattuto da un missile terra-aria di tipo Buk, di fabbricazione russa. Tuttavia, le notizie false e le manipolazioni informative, circolate in seguito, hanno solamente aggravato la situazione, generando confusione, contrapposizioni e creando ostacoli significativi all’attribuzione delle responsabilità. Questa ondata di disinformazione ha avuto conseguenze dirette e significative non solo sulle relazioni internazionali ma anche sul tentativo di portare avanti un processo di pacificazione nella regione, evidenziando, ancora una volta, l’urgente necessità di una narrazione veritiera, imparziale e trasparente degli eventi bellici e delle crisi internazionali.
Per quanto riguarda il cambiamento climatico, le fake news hanno spesso riguardato la negazione del fenomeno stesso o la sua attribuzione a cause non antropogeniche, nonostante l’ampio consenso scientifico sulle cause umane del riscaldamento globale. Queste false informazioni hanno avuto un impatto diretto sulle politiche ambientali, ritardando l’implementazione di misure di mitigazione e adattamento necessarie. Un esempio concreto è la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’Accordo di Parigi nel 2017, un passo indietro gravoso nella lotta contro il cambiamento climatico, che ha rischiato di compromettere gli sforzi internazionali per limitare l’aumento delle temperature globali. Fortunatamente, il Paese ha successivamente re-aderito all’accordo nel 2021, ma il tempo perduto è irrecuperabile, e le false credenze sul clima continuano a ostacolare l’azione urgente e necessaria.
Un altro esempio significativo di notizia falsa con conseguenze è quello che ha coinvolto la piattaforma 5G. Un video pubblicato su YouTube nel 2019, privo di fondamento scientifico, affermava che la tecnologia 5G potesse avere effetti deleteri sulla salute, riuscendo a raggranellare oltre 1,8 milioni di visualizzazioni in breve tempo. La vasta diffusione di questa notizia infondata ha dato vita a una serie di teorie del complotto e a atti di vandalismo contro infrastrutture 5G in diversi paesi del mondo.
Un altro episodio riguarda il fenomeno della disinformazione durante la crisi dell’acqua a Flint, Michigan, nel 2014. Notizie false e informazioni fuorvianti hanno distorto la percezione pubblica sulla gravità e sull’origine della contaminazione dell’acqua, contribuendo a ritardare l’intervento delle autorità e a mettere a rischio la salute di migliaia di persone.
Il flusso incessante di notizie false e distorte rende indispensabile un approccio critico all’informazione, per contrastare la manipolazione e la polarizzazione e per costruire un discorso pubblico fondato sulla verità e sulla fiducia nei media. La consapevolezza e la responsabilità individuale e collettiva sono gli strumenti chiave per navigare nella complessità dell’ecosistema informativo contemporaneo.
I numeri delle fake news
Il dilagare delle fake news ha plasmato l’ecosistema informativo contemporaneo, raggiungendo livelli inauditi in termini di diffusione e impatto sociale. La dimensione e la natura di questo fenomeno possono essere meglio comprese attraverso una disamina approfondita dei dati disponibili. Uno studio pubblicato sulla rivista Science ha rivelato dati allarmanti sulla portata delle notizie false nel panorama digitale attuale. Le fake news hanno il 70% di probabilità in più di essere retwittate rispetto alle notizie vere, una percentuale che getta una luce inquietante sulla pervasività e l’attrattiva delle informazioni fuorvianti nel nostro tempo.
Ma ci sono altri numeri che dipingono un quadro ancora più dettagliato e preoccupante. Le analisi dimostrano una tendenza chiara delle diverse fasce d’età nell’interazione con queste informazioni false. Le persone over 65 sono risultate essere 7 volte più propense a condividere informazioni inesatte rispetto alle generazioni più giovani. Questo divario evidenzia una vulnerabilità critica tra i non nativi digitali, sottolineando l’urgente bisogno di programmi di alfabetizzazione digitale per mitigare il rischio di esposizione e condivisione di contenuti non veritieri tra gli anziani.
A complicare ulteriormente la situazione è la progettazione mirata di questi contenuti: titoli accattivanti e narrazioni sensazionalistiche sono creati su misura per ottimizzare l’engagement, generando un elevato numero di click e condivisioni. Le storie false, spesso in grado di scatenare reazioni emotive intense, si diffondono rapidamente, capitalizzando su algoritmi che premiano la viralità e l’interazione.
Inoltre, diversi studi evidenziano che il 32% degli americani è stato esposto a fake news riguardanti le elezioni, mettendo in evidenza il potenziale impatto significativo sulla percezione pubblica e sulle decisioni elettorali. Approfondendo i dati, emerge che ogni giorno milioni di utenti interagiscono con notizie false, incidendo significativamente sul loro modo di percepire la realtà e di prendere decisioni.
Recenti studi dimostrano inoltre che le informazioni errate tendono ad avere una durata di vita online maggiore, raggiungendo un pubblico più vasto e diversificato.
Ma quali azioni stanno intraprendendo i giganti dei social media per contrastare l’escalation delle fake news? C’è chi si sta attivando e già nel 2021 Facebook ha eliminato 1,7 miliardi di account falsi, illustrando l’ampiezza e la profondità dell’incursione di questi mezzi di disinformazione. E, come approfondiremo più avanti in questo articolo, la battaglia di Meta contro le notizie false è tutt’altro che conclusa.
La guerra di Meta alle Fake News
Nel 2023, Meta ha intrapreso azioni severe contro una vasta rete di influencer cinesi, sospendendo migliaia di account accusati di veicolare notizie false. Questi profili, operativi dal 2019, erano orientati a influenzare l’opinione pubblica avanzando accuse infondate verso gli Stati Uniti, inclusa la presunta creazione del virus COVID-19 e coinvolgimenti nell’incidente del gasdotto Nord Stream. L’intervento, noto come Operazione Spamouflage, ha visto la disattivazione di migliaia di account e pagine su diverse piattaforme, focalizzandosi principalmente su Facebook e Instagram, dove 7.704 account e 954 pagine sono stati eliminati, insieme a 15 gruppi e 15 account Instagram, identificati come propagatori di false informazioni. Queste operazioni, classificate da Meta come “comportamenti inautentici coordinati”, sono state associate alle forze dell’ordine cinesi, determinando una denuncia pubblica senza precedenti.
Ben Nimmo, rappresentante del team di sicurezza di Meta, ha sottolineato che si tratta del più vasto smantellamento di una rete mai effettuato dall’azienda, una vera e propria guerra alle fake news a i profili accusati di generarle.
La rete ha concentrato la sua attenzione su eventi specifici, proponendo teorie non corroborate da prove. Le falsità, originariamente diffuse su Substack e Blogspot, hanno guadagnato visibilità su piattaforme come Reddit, Medium, Tumblr, YouTube e Facebook, propagando ulteriormente accusazioni infondate contro gli USA.
Piattaforma X (Ex Twitter): L’Epicentro della disinformazione secondo l’UE
L’Unione Europea ha recentemente evidenziato preoccupazioni riguardanti la piattaforma X, segnalata come principale fonte di disinformazione e contenuti errati. Vera Jourova, Commissario UE per i valori e la trasparenza, ha messo in dubbio l’affidabilità delle informazioni su questa piattaforma, guidata da Elon Musk, definendola un importante veicolo per informazioni inesatte e ingannevoli.
Questo intervento è frutto di uno studio approfondito della Commissione Europea, che ha analizzato post da vari social media, focalizzandosi su Spagna, Polonia e Slovacchia, paesi strategicamente posizionati vicino all’Ucraina e caratterizzati da un incremento di notizie false in vista delle elezioni imminenti.
Piattaforma X aveva già avuto conflitti con l’UE, essendo stata criticata per non aver aderito al Codice di Condotta contro la Disinformazione, un comportamento ora ancor più rilevante dal momento che il codice è inserito nel più recente Digital Services Act (DSA), volto a regolare le attività delle aziende digitali per la sicurezza degli utenti.
L’UE enfatizza la necessità che le piattaforme online contrastino la disinformazione, aderendo a misure preventive e collaborando con la Commissione Europea. Elon Musk, fino ad ora, non ha mostrato interesse in proposito, ma l’UE è decisa a non accettare compromissioni sulla sicurezza e privacy dei cittadini europei. Ciò impone a X di agire in conformità con le normative per evitare sanzioni del DSA.
Rimedi e soluzioni
Combattere le fake news è una battaglia complessa che richiede impegno sia da parte degli individui che delle piattaforme di social media. L’educazione mediatica rimane un pilastro fondamentale per formare cittadini capaci di distinguere il vero dal falso.
Per difendersi dalla disinformazione online, è essenziale adottare un approccio critico e cauto: prima di credere e diffondere una notizia, verifica sempre la sua provenienza e confrontala con informazioni reperibili su siti reputati e affidabili. Inoltre, utilizza strumenti di fact-checking, servizi specializzati che analizzano e valutano l’affidabilità delle informazioni, come ad esempio Snopes o FactCheck.org. Questi siti, attraverso un’analisi accurata, permettono di stabilire se una notizia è vera, falsa, o se contiene elementi di entrambe.
Ricerca la pluralità delle fonti, consulta diverse voci e posizioni e non fermarti alla prima versione della storia. Fai attenzione alle notizie che incitano reazioni emotive forti, poiché potrebbero essere costruite per manipolare la percezione e l’opinione pubblica.
E, non da ultimo, le piattaforme di social media devono continuare ad assumersi la responsabilità di monitorare e limitare la diffusione di contenuti ingannevoli o dannosi, implementando meccanismi efficaci di controllo della verità e promuovendo l’alfabetizzazione mediatica tra gli utenti.
Ricordiamoci che in un’epoca in cui la disinformazione può diffondersi rapidamente e avere conseguenze gravi, l’informazione corretta e la consapevolezza sono le nostre armi più efficaci.