Google Looker Studio, precedentemente noto come Google Data Studio, è uno strumento versatile per visualizzare i dati in modo chiaro e immediato. I suoi grafici interattivi permettono di raccogliere molte informazioni in visualizzazioni relativamente semplici e intuitive; la sua connessione nativa con i servizi di Google (GA4, Google Ads, Search Console BigQuery) e la sua facile accessibilità lo rendono una soluzione semplice ed efficace per una prima esplorazione dei dati di marketing; la vasta adozione permette poi di trovare molte risorse online per sfruttare al meglio la piattaforma, dalla galleria di modelli ai form di supporto, alle community, ai tool di sviluppo.
Le dashboard personalizzate consentono ai team di marketing di monitorare le performance delle proprie campagne, identificare trend e intervenire rapidamente in caso di anomalie, ma anche creare report dinamici condivisibili con gli stakeholder, il management o gli altri team dell’azienda coinvolti nelle attività digitali.
Tuttavia, prima di lanciarsi nella creazione di una dashboard, è fondamentale seguire alcuni passi essenziali per garantire la qualità e l’affidabilità delle informazioni visualizzate.
Assicurarsi della qualità dei dati
Una dashboard è tanto utile quanto più sono “puliti” e affidabili i dati su cui si basa. Prima di iniziare a progettare una dashboard con Looker Studio, occorre verificare:
- l’affidabilità delle fonti dati
- l’assenza di dati duplicati o errati
- la coerenza delle metriche utilizzate
- la completezza dei dati
Se i dati sono sporchi o imprecisi, il risultato finale sarà fuorviante e potrebbe portare a decisioni errate. Parte di queste verifiche può essere fatta proprio con Looker Studio, che permette di visualizzare i dati e mostrare eventuali storture in maniera immediata.
Definire le metriche importanti
Le metriche a disposizione nel mondo digitale sono in genere molte e la tentazione di mostrarle tutte in un report è forte, ma il risultato sarebbe una dashboard troppo complessa, confusa e, in ultimo, di poca utilità.
Nella progettazione della dashboard, come in tutte le altre attività di marketing e di business in generale, bisogna sempre procedere con un obiettivo (uno solo!) chiaro e ben definito: a cosa serve la dashboard? Chi la utilizzerà? Quali decisioni dovranno essere prese dall’analisi dei dati della dashboard?
Ovviamente, industry diverse e business model diversi hanno KPI diversi.
Mediamente, per e-commerce (di prodotti o servizi), il ritorno sulla spesa (ROI o ROAS), il costo per acquisizione di un nuovo cliente (CPA), il Conversion Rate e metriche affini sono le metriche principali, sia per il team marketing che per il management; un progetto editoriale potrebbe avere come KPI il numero di utenti al giorno, le sessioni per utente, le visualizzazioni di pagina, le pagine per sessione; un B2B quasi sicuramente si concentrerà sul numero di lead.
È importante ragionare bene sulle metriche principali e soprattutto sullo scopo della dashboard prima di costruirla per garantirne l’efficacia e l’usabilità.
Considerare pattern e trend
Nella costruzione di una dashboard vanno naturalmente considerati pattern e peculiarità già conosciuti, come stagionalità, eventi speciali, promozioni, lanci di nuovi prodotti, abitudini del target, ecc.
Comprendere questi elementi aiuta a strutturare una dashboard che non solo mostri i dati, ma permetta di interpretarli correttamente. Ad esempio, se il nostro business produce tisane a base di erbe, la dashboard dovrà contenere grafici di confronto sullo stesso periodo dell’anno precedente.
Creazione della dashboard con Google Looker Studio
Una volta garantita la qualità dei dati e definite le metriche chiave, si può procedere alla creazione della dashboard.
Se le fonti Google sono nativamente collegabili, altre sorgenti necessitano di “connettori” (in genere a pagamento). Anche in questo caso, è bene pianificare a priori cosa è davvero necessario connettere e trovare così la soluzione più efficiente per generare la connessione.
Si procede quindi con la “data visualization”, spesso data per scontata, ma che se ben studiata può davvero fare la differenza: grafici a barre, linee temporali e tabelle dinamiche sono strumenti a cui ormai siamo tutti abituati, ma non sempre ci fermiamo a pensare a quale sia il modo migliore per rappresentare un dato per ottenere un obiettivo specifico.
Anche il layout è importante: la flessibilità di Looker Studio permette licenze grafiche anche importanti, ma in genere layout puliti, minimali e diretti funzionano meglio, dando informazioni immediate evitando frustrazioni.
E infine, i dati: arrivati fin qui, i KPI da utilizzare dovrebbero già essere stati individuati e ben definiti. Nel caso di metriche o dimensioni semplici, è immediato selezionarle e utilizzarle in grafici e tabelle. Ma Looker Studio permette anche di modificare, segmentare, aggregare i dati, anche da sorgenti diverse, così da avere grande flessibilità sulla scelta dei KPI.
Limiti delle dashboard: quando servono strumenti più avanzati
Le dashboard sono strumenti eccellenti per il monitoraggio continuo delle performance e per individuare rapidamente anomalie o cambi di tendenza. Tuttavia, non sono ideali per analisi approfondite dei dati o indagini dettagliate. Se una dashboard diventa troppo complessa, rischia di perdere la sua funzione principale: fornire una visione immediata e fruibile dei dati.
Per analisi più avanzate, strumenti come BigQuery, SQL o software di Business Intelligence possono essere più adatti, permettendo di scavare nei dati con maggiore precisione senza compromettere la leggibilità delle dashboard operative.
La combinazione di più sorgenti di dati in Looker Studio permette di incrociare diverse fonti e creare KPI più immediati da leggere, ad esempio la spesa pubblicitaria totale.
Google Looker Studio diventa cosaì un alleato prezioso per i marketer, ma la sua efficacia dipende dalla qualità dei dati, dalla scelta delle metriche e dalla comprensione delle esigenze di business e soprattutto di chi dovrà utilizzare i report. Le dashboard devono rimanere strumenti pratici e immediati per il monitoraggio quotidiano, lasciando le analisi più complesse ad altri strumenti più specialistici.